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Vaccino obbligatorio per il personale sanitario? «Confido che non sia necessario»

27 Luglio 2021

La Legge sulle epidemie fornisce la base legale alla Confederazione per imporre il provvedimento «a gruppi a rischio» o a chi «esercita determinate attività» – Il presidente Manuele Bertoli: «È bene che eventuali misure siano coordinate a livello federale»

L’Italia ha fatto da apripista, la scorsa primavera. In Francia, dopo l’annuncio del presidente Emmanuel Macron il 12 luglio, ieri il Parlamento ha approvato in via definitiva il progetto di legge che prevede l’obbligo di vaccinazione per i caregiver e la controversa estensione del pass sanitario. Anche in Svizzera il tema della vaccinazione del personale sanitario è sul tavolo e la discussione in Ticino si è fatta ancora più accesa dopo la lettera inviata il 23 luglio dal medico cantonale Giorgio Merlani a ospedali, cliniche private, case per anziani e servizi di assistenza e cura a domicilio. Nella missiva, lo ricordiamo, si ribadisce l’importanza dell’immunizzazione dei collaboratori e si annuncia la pubblicazione online, dal 1. agosto, del loro tasso di copertura vaccinale.

Si guarda a Berna

Una mossa, quella di Merlani, decisa in accordo con la cellula sanitaria cantonale e con il Dipartimento della sanità e della socialità. L’eventuale introduzione di un obbligo vaccinale per chi lavora in ambito sanitario non è finora stata affrontata dal Consiglio di Stato, ma il tema potrebbe essere oggetto di discussione nella prima riunione dell’Esecutivo dopo la pausa estiva, il 5 agosto. Stando a nostre informazioni, il Governo è attento al tema dell’immunizzazione del personale attivo nelle case per anziani e negli ospedali, proprio perché si tratta di figure a stretto contatto con persone fragili. Ma Bellinzona potrebbe comunque decidere di stare alla finestra, aspettando eventuali decisioni dal Consiglio federale.

La riflessione del Governo

«In base alla Legge federale sulle epidemie, nella situazione particolare il Consiglio federale può decidere di passare a un eventuale obbligo di vaccinazione per persone particolarmente esposte o che esercitano determinate attività», spiega al CdT il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli. Tutto dipenderà dall’evoluzione della pandemia, «ma è bene che eventuali misure siano coordinate a livello federale, soprattutto se le situazioni nei vari cantoni rimangono sostanzialmente analoghe. È chiaro che se il contagio dovesse nuovamente espandersi mettendo a rischio la vita di molte persone, anche a causa della quota insufficiente di popolazione vaccinata, la questione si porrebbe e il Governo federale dovrà decidere, dopo aver consultato i cantoni». In ogni caso, la speranza è che non si debba imporre una misura così drastica: «Confido che non sia necessario arrivare a tanto grazie al buon senso e alla collaborazione del personale sanitario e, più in generale, della popolazione», conclude Bertoli.

Cosa dice la legge

In Svizzera, giuridicamente, un obbligo generale di vaccinazione per la popolazione è «in linea di principio» escluso e «chiunque deve poter decidere liberamente se vuole farsi vaccinare». Eppure, la base legale per imporre l’obbligatorietà per «gruppi di persone a rischio» e «determinate altre persone a condizioni strettamente disciplinate» – quindi anche il personale sanitario – esiste. Sia la Confederazione, sia i Cantoni possono introdurre questa misura. L’articolo 6 capoverso 2 della Legge federale sulle epidemie prevede infatti che, nell’ambito della situazione straordinaria e «sentiti i Cantoni», il Consiglio federale possa dichiarare obbligatorie le vaccinazioni «per i gruppi di popolazione a rischio, per le persone particolarmente esposte e per quelle che esercitano determinate attività». Qualora quest’obbligo non fosse imposto da Berna, i Cantoni stessi potrebbero decidere autonomamente in questo senso. L’articolo 22 consente loro di «dichiarare obbligatorie le vaccinazioni di gruppi di popolazione a rischio, di persone particolarmente esposte e di persone che esercitano determinate attività» se «esiste un pericolo considerevole». Resta tuttavia da chiarire se quest’ultimo articolo sia applicabile in un contesto di situazione particolare (nella quale ci troviamo attualmente), oppure se prevalga l’articolo 6, che lascia questa facoltà unicamente alla Confederazione.

Il diritto del lavoro

Un eventuale obbligo di vaccinazione può essere adottato anche dalle strutture ospedaliere «a tutela dei loro pazienti». Un simile provvedimento, spiega l’Ufficio federale della sanità pubblica sul proprio sito, si basa sul diritto del lavoro e non sulla Legge sulle epidemie. Gli ospedali possono ad esempio prescrivere «che il personale di un reparto di oncologia pediatrica con bambini immunodepressi sia vaccinato contro il morbillo o possa dimostrare di avere superato la malattia». Se in un ospedale vige un obbligo di vaccinazione per determinati reparti, «i professionisti della salute che non vogliono farsi vaccinare non possono lavorare in quei reparti».

Fonte: Corriere del Ticino

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