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Ecco la mascherina intelligente: «Rileva i virus»

28 Giugno 2021

Sviluppata da ricercatori di Harvard e MIT, sarà in grado di riconoscere e diagnosticare, nel giro di 90 minuti, la presenza di numerose malattie virali in chi la indossa, dalla COVID-19 all’Ebola

Dalla biologia sintetica arriva la mascherina con biosensori capaci di riconoscere e diagnosticare, nel giro di 90 minuti, la presenza di virus, dal SarsCoV2 a Ebola, in chi la indossa.

Descritta sulla rivista Nature biotechnology, il risultato è frutto del lavoro dei ricercatori dell’MIT (Massachusets Institute of technology) e dell’Università di Harvard, e del contributo di un’azienda di Milano che produce tessuti in fibra ottica.

Le mascherine hanno incorporati dei minuscoli sensori monouso, basati su ingranaggi cellulari liofilizzati, su cui i ricercatori hanno iniziato a lavorare dal 2014 per diagnosticare Ebola e Zika.

Il gruppo di ricercatori guidato da James Collins, Peter Nguyen e Luis Soenksen, ha dimostrato che i sensori possono essere incorporati non solo nelle mascherine, ma anche in altri indumenti, come camici di laboratorio. I sensori sono progettati per essere attivati da chi indossa la mascherina, e i risultati appaiono al suo interno, in modo da garantire la privacy della persona.

I ricercatori hanno testato centinaia di diversi tipi di tessuti, dal cotone al poliestere, dalla lana alla sera, per trovare quello più compatibile con questo biosensore, una combinazione di poliestere e altre fibre sintetiche. Per rendere indossabili i sensori, hanno incorporato le loro componenti liofilizzate in una piccola sezione del tessuto, circondandole con un anello di silicone, in modo da non far evaporare il campione.

I sensori sono progettati per produrre diversi tipi di segnali, anche luminosi o fluorescenti, che possono essere letti con uno spettrometro portatile. I ricercatori hanno anche progettato uno spettrometro indossabile, che può essere integrato nel tessuto, in modo da poter leggere i risultati e trasmetterli via wireless ad uno smartphone o strumento mobile.

«Possiamo liofilizzare una vasta gamma di sensori di biologia sintetica per rilevare gli acidi nucleici di virus e batteri – commenta Collins – così come sostanze chimiche tossiche. Questa piattaforma potrebbe portare ad una nuova generazione di biosensori indossabili per chi lavora in prima linea, personale sanitario e militare».

Fonte: Corriere del Ticino

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