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Coronavirus, i lavoratori del settore alimentare sono i più a rischio. Più colpite le minoranze etniche

10 Febbraio 2021

I lavoratori di tutta la filiera alimentare, anche se hanno mantenuto il lavoro più spesso rispetto ad altre categorie, hanno corso rischi maggiori per la propria salute e, almeno quelli della California, hanno pagato un tributo in vite umane molto alto. Lo dimostra uno studio pubblicato sul sito di preprint MedRXiv, e quindi ancora in attesa di revisione, nel quale sono state analizzate, dai ricercatori del Centro di salute pubblica dell’Università di San Francisco, le cause di morte della popolazione di età compresa tra i 18 e i 65 anni in base all’impiego. È emerso appunto un rischio significativo per tutti coloro che non hanno mai smesso di lavorare ma, così facendo, sono stati spesso esposti al contagio, e sono deceduti in misura maggiore rispetto ai valori medi degli anni precedenti.

L’aumento di mortalità associato alla prima ondata, in California, è stato infatti superiore del 22% rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Analizzando le categorie, i ricercatori hanno poi visto che gli aumenti, in alcuni casi, sono stati anche maggiori: per coloro che lavorano direttamente nel food e nell’agricoltura l’incremento medio è stato del 39%, per gli addetti alla logistica e ai trasporti del 28%, per gli operatori che si occupano di pulizie e manutenzione del 27%, per gli operai del 23%.

Dal punto di vista del gruppo etnico, a rimetterci di più sono stati gli ispanici, che hanno subito un aumento di decessi del 36% e anche in questo caso la situazione peggiore è stata quella degli addetti alla catena alimentare, che sono morti il 59% in più rispetto agli anni precedenti. Per gli afroamericani, invece, l’eccesso generale è stato del 28% e quello principale ha riguardato i commessi, con un 36%. Per gli asiatici l’aumento è stato del 18% e il gruppo più a rischio è risultato essere quello dei lavoratori dell’ambito sanitario, con un +40%.

Anche da questa classificazione si vede quanto il Covid-19, per certi aspetti, abbia acuito le differenze sociali e abbia avuto effetto sulle classi già più penalizzate: i bianchi hanno avuto solo un 6% di eccesso di mortalità, e il settore più colpito, quello alimentare, ha fatto registrare un +16%.

Per questo gli autori ritengono che sia indispensabile dotare tutti coloro che lavorano di strumenti adeguati (e gratuiti) di protezione, e tenere ben presenti questi dati quando si stilano i piani vaccinali, dando precedenza a questi lavoratori rispetto ad altre categorie.

Fonte: ilfattoalimentare.it

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