Sapere perché la privacy e la sua tutela sono importanti è fondamentale in una società composta da persone libere. In occasione della 15. Giornata europea della protezione dei dati, gli incaricati per il settore dei Cantoni Ticino, Grigioni e Zurigo hanno presentato il manuale per l’infanzia «I segreti sono ammessi», uno strumento online dedicato a scolari fra i 4 e i 9 anni e parte di un progetto didattico intercantonale. Alla SUPSI, nel quadro della formazione degli insegnanti, è già stato usato; con buoni risultati.
Sin da piccoli, i bambini devono affrontare una sempre maggiore pressione sulla loro sfera privata. Una parte importante della loro vita sociale si svolge su tablet, smartphone e le loro relative applicazioni. Capire esattamente cosa significhino le disposizioni presenti nelle condizioni generali di siti e piattaforme, che devono essere approvate per poter utilizzare i loro servizi, è complicato per gli adulti; figuriamoci per i bambini. Che dire poi dei pericoli derivanti da un utilizzo incauto su Internet di dati personali, propri come di terzi? Facile rassegnarsi, cadendo nella trappola del «ma tanto lo fanno tutti», con il conseguente rischio di un annullamento della sfera privata.
Che urga rendere sempre più attenti i giovanissimi sul tema lo dimostrano i casi di cronaca legati alla violenza verbale, al bullismo e allo stalking online, all’addescamento e al ricatto di cui veniamo a conoscenza. «Quando ci accorgiamo di aver divulgato impropriamente dati personali in Rete, di regola è troppo tardi. Abbiamo perso il controllo su noi stessi, sulla nostra sfera privata e sulla nostra libertà. Siamo oramai nelle mani di altri. Ciò rappresenta un grave pericolo per la sana costruzione dell’individuo libero e capace di assumere ruoli attivi nella società democratica», afferma Giordano Costa, incaricato cantonale della protezione dei dati. «Dobbiamo evitare di allevare una simile generazione di persone, violate nei loro diritti sin da giovanissimi. I ragazzi devono passare dalla sola competenza tecnologica a quella anche giuridica riguardante le conseguenze del loro uso di Internet. Bisogna far capire che Internet e i social media sono come un coltellino svizzero: molto utili, ma anche pericolosi, se non li sappiamo usare correttamente. Se falliamo in questa educazione, è la stessa società libera nel suo insieme che rischia, prima o poi, di fallire. Perché l’uomo, alla fine, non sarà più libero di esprimere la propria persona senza doversi sentire costantemente monitorato, ricattato, manipolato, bullizzato, strumentalizzato o in altro modo violato nella sua libertà».
Da quanto è dato sapere, spiega il Mr. Dati cantonale, si inizia a «smanettare» in età sempre più giovane. «I bambini sono lasciati soli con il telefonino, oppure sono attivi in piattaforme come le chat, in cui i genitori non hanno possibilità di sorvegliare». Il manuale «I segreti sono ammessi» ha come obiettivo proprio quello di permettere agli alunni di riflettere sui propri atteggiamenti nei confronti della privacy, propria e di altre persone, confrontandosi con situazioni concrete e quotidiane.
Le scuole di formazione per insegnanti di tutte le regioni linguistiche della Svizzera hanno già integrato il nuovo materiale multimediale didattico nei loro programmi. «Nella Svizzera italiana abbiamo avuto esperienze molto positive», sottolinea Costa. Dall’autunno scorso, infatti, sono stati avviati progetti pilota nel Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI. «Poiché è offerto completamente online, è ideale per l’uso anche in regioni remote del nostro cantone».
Fonte: Corriere del Ticino