Dalla mezzanotte e fino al 3 dicembre sarà in vigore il nuovo decreto del Governo italiano per contenere la diffusione del coronavirus. Il testo, firmato mercoledì, prevede la suddivisione della vicina Penisola in tre zone di pericolo: rossa, arancione e gialla. Come noto, secondo l’ordinanza del Ministero della salute italiano a far parte della zona rossa, oltre alla Valle d’Aosta e alla Calabria, ci sono anche due Regioni confinanti con il Ticino: la Lombardia e il Piemonte. Non a caso il presidente del Consiglio di Stato ticinese Norman Gobbi ha affermato in conferenza stampa che questo fatto «avrà delle conseguenze dirette anche per il nostro cantone». Ma cosa cambia per i ticinesi e per i lavoratori frontalieri? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Nonostante la Lombardia e il Piemonte figurino tra le zone rosse, come avvenuto in marzo lo spostamento dall’Italia verso la Svizzera (e viceversa) sarà consentito ai lavoratori frontalieri. Nell’articolo del decreto dedicato alle zone rosse si legge che «è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori (ndr. zone rosse), nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute». In sostanza, l’entrata e l’uscita dalle zone rosse è consentita per lavoro. Inoltre, nell’articolo 8 che regola le quarantene e i tamponi obbligatori per chi entra in Italia dall’estero, viene precisato che a questi obblighi non sono sottoposti «i lavoratori transfrontalieri in ingresso e in uscita dal territorio nazionale per comprovati motivi di lavoro e per il conseguente rientro nella propria residenza, abitazione o dimora». In sostanza, come avvenuto durante il lockdown tra marzo e aprile, i frontalieri potranno spostarsi senza problemi tra i due Paesi. Come precisato da Norman Gobbi, però, va ricordato che questo spostamento potrà essere effettuato unicamente per lavoro. Il frontaliere che non potrà fermarsi per fare la spesa o visitare un conoscente.
Se come detto le nuove regole per le zone rosse non prevedono restrizioni per chi viaggia per lavoro, differente è la situazione per altre tipologie di spostamenti. Come confermato dal presidente del Governo, non sarà possibile andare in Italia a fare la spesa, così come i cittadini italiani non potranno recarsi in Ticino per questo motivo.
Lo stesso discorso vale per le visite dalla Svizzera all’Italia, ad esempio, per visitare un parente, un conoscente oppure il proprio fidanzato. A questo proposito Gobbi ha spiegato che «il Consiglio di Stato ha segnalato alla Confederazione la delicata posizione delle persone che intrattengono legami familiari e affettivi a cavallo del confine». «Abbiamo chiesto – ha spiegato il presidente del Governo – che nelle discussioni con la controparte italiana sia dedicata la giusta attenzione a questo tema, soprattutto se queste restrizioni dovessero perdurare».
Sarà però possibile visitare le Regioni meno toccate dalla pandemia. È infatti prevista la possibilità di transitare per le zone rosse (e arancioni) per recarsi in una zona gialla. Ad esempio, non sarà possibile andare a trovare un parente a Milano oppure a Torino, ma a Firenze sì, anche se per farlo è necessario transitare per la Lombardia. Come precisato oggi da Gobbi, però, «al momento non è ancora chiaro in quale modalità potrà avvenire il transito da una regione rossa». In ogni caso, per chi si sposta (o transita) all’interno delle zone rosse, è necessaria una autocertificazione. Secondo quanto scritto nel decreto del Governo italiano, per i cittadini dei Paesi Schengen (e dunque anche la Svizzera) nella dichiarazione sarà necessario indicare i «Paesi e territori esteri nei quali la persona ha soggiornato o transitato nei 14 giorni anteriori all’ingresso in Italia». Va inoltre ricordato che anche nelle zone gialle vige il divieto di circolare dalle 22 alle 5.
Il presidente del Governo cantonale ha inoltre annunciato che, visti «gli importanti flussi di persone che attraversano giornalmente i nostri confini, il Consiglio di Stato si è attivato presso il Consiglio federale chiedendo misure di controllo alla frontiera, da una parte per tutelare il nostro territorio e dall’altra per rendere più efficace il dispositivo introdotto in Italia». Gobbi ha poi precisato che «il corpo delle guardie di confine dovrebbe a questo scopo assicurare da subito una presenza fisica continuata ai valichi stradali, ferrovieri e della navigazione». Inoltre, il Consiglio di Stato ha già comunicato al Consiglio federale la sua disponibilità a supportare questi controlli tramite la Polizia cantonale come già fatto in marzo.
Fonte: Corriere del Ticino