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Chi deve fare il tampone? Le nuove indicazioni

6 Novembre 2020

Un documento del ministero e dall’Istituto superiore di sanità chiarisce quando si deve fare il tampone. Le indicazioni si limitano ai casi in cui c’è stato un contatto stretto con persone positive o quando si hanno sintomi, mentre non è raccomandato nel caso di contatti di contatti stretti

Ormai non è così difficile entrare in contatto con una persona positiva al nuovo coronavirus o con persone a loro volta a contatto con un contagiato. Ma quando si deve fare il tampone? Per chi ha dei dubbi oggi il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità chiariscono, in un documento intitolato Test di laboratorio per Sars-Cov-2 e loro uso in sanità pubblica, quando e come deve essere utilizzato il tampone (di cui esistono vari tipi), l’unico test diagnostico riconosciuto per scoprire se si ha il Covid-19. Si devono sottoporre al tampone soltanto le persone entrate in stretto contatto – da qui in poi chiamati contatti stretti – di individui risultati positivi al coronavirus Sars-Cov-2. Mentre l’esame non è indicato a contatti di contatti stretti. Il documento serve a chiarire quando è indicato il tampone, come si legge nel testo, anche nel quadro di un crescente numero di contagi e di una migliore gestione delle risorse. Ecco quali sono le regole dei tamponi e cos’è un contatto stretto.

Quando si parla di contatti stretti

La definizione di contatto stretto è ben precisa. Si parla di un incontro a distanza di meno di 2 metri e per almeno 15 minuti con una persona positiva (con o senza mascherina). Quando si è al chiuso e senza mascherina si parla di contatto stretto anche se sono trascorsi meno di 15 minuti. Un contatto stretto si ha anche quando si vive nella stessa casa o quando si stringe la mano (la stretta di mano è comunque da evitare, in questo periodo), e quando si fornisce assistenza a un individuo contagiato. Anche i viaggi su mezzi di trasporto locali, treni e aerei possono essere a rischio: si parla di contatto stretto quando ci si trova entro i due posti di distanza da un positivo (e anche per il personale di bordo). Attualmente i Cdc (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) degli Stati Uniti hanno leggermente modificato la definizione di contatto stretto, aggiungendo che i 15 minuti di contatto possono anche non essere consecutivi, ma frutto della somma del tempo trascorso insieme.

Contatti stretti e presenza di sintomi

Se effettivamente si è avuto un contatto stretto con un positivo, il tampone è raccomandato – e il medico lo deve prescrivere – se compaiano sintomi, per verificare l’eventuale contagio e ricevere le adeguate cure il prima possibile. L’esame è raccomandato comunque, in presenza di sintomi riconducibili a Covid-19, anche se non si sa se si ha avuto un contatto stretto. La prima scelta è il tampone molecolare, dai tempi più lunghi ma anche più accurato, e in seconda battuta il tampone rapido antigenico. Il tampone molecolare è raccomandato anche a persone asintomatiche e che non hanno avuto contatti stretti con positivi ma che devono essere ricoverate in ospedale o in Rsa (prima del ricovero viene obbligatoriamente fatto il tampone).

Contatti stretti ma assenza di sintomi

Il tampone può essere prescritto, come scrivono il ministero e l’Iss anche nel caso di contatto stretto e assenza dei sintomi. In questa situazione le istituzioni indicano come prima scelta il tampone rapido e solo in seconda battuta quello molecolare. Tuttavia se si è asintomatici fare il tampone non è una strada obbligata: anche nel testo non c’è una raccomandazione specifica. Questo perché se si è asintomatici si può anche soltanto stare in quarantena per 14 giorni – e poi si è liberi, in assenza di sintomi – oppure per 10 giorni ma al decimo giorno si deve fare il tampone (e, qualora negativo si è liberi di uscire). A Milano, ad esempio, il numero di persone con sintomi è talmente elevato che l’Ats (l’Agenzia di tutela della salute della città, l’equivalente della Asl) ha comunicato che non verranno più svolti i tamponi in casi sospetti, entrati in contatto stretto con positivi, ma asintomatici.

No al tampone per i contatti dei contatti stretti

Le autorità specificano che al contrario“non è raccomandato prescrivere test diagnostici a contatti di contatti stretti di caso confermato”, come si legge nel testo del documento. “Qualora vengano richiesti in autonomia, i soggetti non devono essere considerati sospetti, non essere sottoposti ad alcuna misura di quarantena né segnalati al Dipartimento di Prevenzione, ad eccezione dei casi positivi che vanno sempre comunicati”. La raccomandazione cade se ovviamente la persona inizia a avere sintomi, situazione per cui il tampone è raccomandato a prescindere dal fatto che si abbia incontrato o meno una persona con Covid-19.

Fonte: Wired.it

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