revisioni più che preoccupanti ma nello stesso tempo confortanti. Con un uso il più generalizzato possibile delle mascherine (in sostanza, nel giro di sette giorni il 95% della popolazione dovrebbe iniziare ad indossarle sempre) e il rispetto del distanziamento fisico, i rischi di contrarre il coronavirus si possono ridurre. E di molto. Si può evitare, in buona sostanza, che da qui a fine anno infezioni, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi raggiungano picchi forse drammatici, più che preoccupanti.
È questo uno scenario studiato e disegnato per ogni nazione al mondo, Svizzera compresa, i cui decessi registrati da marzo sono poco più di 1.700. A fine anno, questo nello scenario peggiore ipotizzato dallo studio (con un allentamento delle misure attuali), i decessi totali potrebbero superare le 7mila unità. Conseguenza di un peggioramento della pandemia che potrebbe registrarsi soprattutto nel mese di dicembre.
Lo studio è stato realizzato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) di Washington. (covid19.healthdata.org). Avremo “un dicembre mortale”, con picchi di decessi che nel mondo potrebbero arrivare anche a 30mila al giorno. Si tratta di proiezioni, fatte con modelli matematici che, ammettono gli esperti, hanno un margine di errore piuttosto elevato. Ma hanno come obiettivo principale quello di indirizzare la pianificazione dei servizi sanitari nazionali in vista di un’ondata che, come detto, potrebbe concretizzarsi realisticamente in tre scenari: “migliore”; “molto probabile” e “peggiore”.
Per la Svizzera lo scenario meno drammatico, “migliore”, e considerando l’uso della mascherina generalizzato, prevede un totale cumulativo, a fine dicembre, di circa 2.300 morti (a livello mondiale 2 milioni); e quasi 600 infezioni giornaliere (a livello mondiale poco meno di 6 milioni e mezzo). Nello scenario di mezzo, quello “molto probabile”, sempre in Svizzera, e considerando il mantenimento delle misure di protezione attuali (mascherina non obbligatoria nei luoghi pubblici e nessun sostanziale cambiamento sugli assembramenti), i decessi cumulativi a fine dicembre sfiorerebbero le 6.660 unità (nel mondo 2 milioni e 800mila), e 6.100 infezioni giornaliere (nel mondo poco più di 8 milioni). Arrivando allo scenario più drammatico, “peggiore”, con un allentamento delle misure di sicurezza attuali, una sorta di ritorno ai mesi di gennaio-febbraio, in Svizzera i decessi cumulativi arriverebbero a 7mila (nel mondo 4 milioni), e a 38mila le infezioni giornaliere (nel mondo 22,4 milioni).
Un dicembre mortale, dunque, anche fermandosi allo scenario “migliore”. Che non deve assolutamente farci abbassare la guardia. Lo sottolineano anche gli autori dello studio: mantenere, meglio ancora potenziare le attuali misure di prevenzione, potrebbe di molto limitare un’eventuale seconda ondata di contagi. Perché, spiegano, le mascherine riducono il rischio di trasmissione del virus di almeno un terzo, anche se da sole non bastano. A fare la differenza sono infatti le misure di distanziamento fisico. La copertura di naso e bocca e il distanziamento potrebbero quindi salvare oltre 770mila persone nel mondo.
Guardando oltre i confini nazionali, in Italia, partendo anche in questo caso dallo “scenario migliore”, i decessi cumulativi entro il 1 gennaio arriverebbero a quasi 44mila, nello scenario “molto probabile” a 56mila; in quello “peggiore” a 80mila. Sul fronte delle infezioni: 19mila contagi giornalieri, 22mila, 147mila. In Germania, ancora una volta andando dallo scenario migliore a quello più drammatico, i decessi cumulativi entro il 1 gennaio arriverebbero a 12.600; 34.400 e 40.800. Le infezioni giornaliere: 26.100; 78mila, 268.700.
L’aumento del numero dei morti, che coinvolgerà, si legge nella statistica elaborata dall’Istituto di Washington, soprattutto l’emisfero settentrionale del pianeta è dovuto in parte anche ai modelli stagionali seguiti fino a oggi dalla malattia, molto simili alla polmonite. Se questa correlazione continuerà, saranno proprio i Paesi a Nord a dover fare maggiormente i conti in autunno e nei mesi invernali con il Covid-19. Nel più realistico deågli scenari immaginato dall’Istituto americano le nazioni con più vittime totali sarebbero la Spagna e i Paesi Bassi.
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Fonte: Il Caffè