Il nuovo anno scolastico è iniziato da più di tre settimane. Ma per quello passato, caratterizzato dall’emergenza Covid-19, è tempo di bilanci. Docenti, allievi, genitori e quadri scolastici hanno valutato tutto sommato positivamente l’esperienza, evidenziando aspetti positivi e criticità di una “scuola alternativa” cambiata per far fronte all’emergenza.
Il sondaggio – È quanto emerge dall’indagine “A scuola in Ticino durante la Pandemia di COVID-19”, commissionata nel maggio 2020 dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) al Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Il sondaggio ha voluto indagare i vissuti, le esperienze, le difficoltà e i bisogni emersi durante la fase di “scuola a distanza” e quella “parzialmente in presenza” (periodo marzo-giugno 2020). Circa il 50% delle famiglie e il 70% dei quadri scolastici e del corpo docente attivo sul territorio ticinese ha compilato il questionario.
Docenti stressati – Uno degli elementi che emerge – fa notare il DECS – è il riconoscimento dell’impegno profuso per assicurare il diritto all’istruzione agli allievi nonostante l’emergenza. Ma i docenti lamentano un aumento del carico di lavoro – 2 su 3 hanno lavorato “molto più” o “più” del solito –, anche dovuto alla necessità di ripensare le normali pratiche didattiche. Gli insegnanti hanno risentito della pressione e dell’incertezza, soprattutto nel primo periodo. Con la scuola a distanza il 57% dei docenti di scuola media ha dichiarato di essersi sentito “spesso” o “sempre” sotto pressione e il 30% ha affermato di essersi sentito “spesso” o “sempre” ansioso.
“Insegnanti” a casa – La situazione appare altrettanto onerosa per i genitori. Non è stato facile conciliare il lavoro con la vita privata e l’accudimento dei figli. Inoltre, solo il 3% dei bambini di scuola dell’infanzia e il 5% dei bambini di scuola elementare ha lavorato da solo (la percentuale nella scuola media sale al 40%): è spettato ai genitori aiutarli nello studio e nei compiti, nonché alimentare la loro motivazione.
Bilancio di una scuola “a distanza” – Ma la scuola a distanza ha funzionato? È stata ritenuta “efficace” dalla maggioranza degli allievi, dal 56% degli insegnanti delle scuole comunali e dal 41% dei docenti delle scuole medie. Di parere contrario sono il 4% dei docenti delle scuole comunali e l’8% dei docenti di scuola media. I restanti docenti pensano che ne abbia beneficiato unicamente una minoranza di allievi. Più della metà dei genitori (il 64%) pensa che in quel periodo i figli abbiano imparato cose nuove “spesso” o “sempre”, un dato confermato dal 51% degli allievi delle scuole comunali e il 43% degli allievi delle scuole medie. Ad ogni modo, il ritorno a una scuola “parzialmente in presenza” è stato accolto con entusiasmo: il 93% di genitori dichiara che il proprio figlio era contento di rientrare dopo il lockdown.
Le ripercussioni sugli studenti – Secondo l‘80% dei genitori, i figli sono apparsi “sereni” e “felici” durante la scuola a distanza ma 8 allievi delle scuole comunali su 10 hanno sentito la mancanza dei compagni e 7 su 10 quella dei maestri. Stare a casa è in linea di massima piaciuto agli allievi (il 30% ha risposto “sì” e il 53% ha risposto “a volte”), ma molti si sono annoiati (16% “sì” e 59% “a volte”).
Bene ma non benissimo – Docenti e direttori hanno espresso un giudizio positivo sulla gestione dell’emergenza. In generale, per i due periodi, le linee guida formulate dalle direzioni degli istituti sono state ritenute “utili” e “tempestive”. Quelle emanate dal DECS, pur essendo considerate “utili”, secondo una buona parte dei quadri scolastici non sono state emesse con sufficiente anticipo.
Fonte: Tio.ch