Ogni crisi, per definizione, è diversa dalle precedenti: per questo risulta difficile essere completamente preparati quando eventi simili si verificano. La crisi attuale, per dimensioni e complessità, è a mio avviso unica non solo per la sua dimensione globale (tocca contemporaneamente tutte le regioni del mondo) ma anche perché ha coinvolto, direttamente o indirettamente, praticamente tutti i settori economici. La pandemia di Covid-19 ha messo il mondo in ginocchio, ricordandoci ancora una volta quanto siamo piccoli quando la Natura prende il sopravvento.
Le misure prese per limitare i danni della pandemia hanno ripercussioni molto pesanti sull’economia. Vale però la pena ricordare che si parla molto delle conseguenze per l’economia e per le aziende, ma alla fine ciò che conta maggiormente è l’impatto sulle persone. Persone che rischiano di ammalarsi o di vedere la propria situazione finanziaria e lavorativa compromessa dalla crisi economica. Alla Confederazione è quindi toccato l’arduo compito di fare il possibile per salvaguardare la salute dei cittadini, cercando allo stesso tempo di limitare i danni collaterali per il sistema produttivo. In realtà i danni in questione così collaterali non sono: basti pensare ai giovani, per i quali perdere il lavoro potrebbe avere conseguenze ben più devastanti rispetto alla malattia, che in questa fascia d’età nella maggior parte dei casi si risolve senza complicazioni. Per una persona più avanti con l’età invece, i rischi di un contagio sono molto più grandi e si giustificano dunque misure di protezione radicali, quale che sia il prezzo economico da pagare.
Reputo molto positiva la risposta all’emergenza: gli interventi sono stati tempestivi e per fortuna gli aiuti non sono stati somministrati con il contagocce ma con l’innaffiatoio. Una scelta saggia considerato che, in queste situazioni, è meglio aiutarne qualcuno “di troppo” che non arrivare o arrivare troppo tardi, penalizzando chi merita sostegno. Lavoro parziale e crediti Covid, per citare due esempi, sono stati salvagenti che hanno evitato a persone e aziende di annegare.
Ma il difficile viene adesso, perché queste misure permettono di prendere tempo ma non risolvono i reali problemi che la crisi sanitaria sta causando all’economia.
Come agire? Penso che siano due le riflessioni da fare: una a livello strategico e una a livello operativo. A livello strategico, la domanda da porsi è la seguente: debellato (o messo sotto controllo) il virus, per la mia azienda tornerà tutto come prima? Se così fosse, è possibile concentrarsi sulle misure operative da prendere per gestire la transizione, che non sappiamo se durerà mesi o anni. Se invece sono convinto che uno o più elementi della mia azienda in futuro funzioneranno in modo diverso, prima comincio a prepararmi alla situazione post Covid, meglio è.
Non esistono ricette adatte a tutti: ogni settore economico sarà impattato in modo diverso e ogni azienda è diversa dalle altre. Si tratta quindi di rimettersi in gioco, cercare di intuire come il virus cambierà il nostro modo di vivere e di lavorare, riflettendo su come sarà influenzato il business model della mia azienda.
A livello operativo, preso atto che la crisi ha avuto un impatto negativo sulla mia azienda, è necessario individuare e realizzare le misure in grado di mitigare i danni. E’ opportuno intervenire su tutte le dimensioni (ricavi, costi, investimenti, liquidità) e soprattutto senza perdere tempo perché inevitabilmente, da quando si decide una misura a quando questa comincia a dare frutti, passa del tempo e il tempo è denaro.
E’ evidente che la crisi finirà per cambiare tante cose nel nostro modo di vivere e di lavorare: per questo ogni azienda è chiamata a prendere tutte le misure necessarie per restare a galla durante la tempesta. L’importante è cominciare subito, senza aspettare che venga il bel tempo, cercando di capire come sarà strutturato il mondo post Covid e alfine di prepararsi per le nuove sfide che ci attendono.
Alberto Petruzzella
Fonte: Ticino Economico