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Coronavirus: mangiare al ristorante potrebbe aumentare il rischio di infettarsi?

15 Settembre 2020

È questa l’ipotesi di un nuovo studio degli statunitensi Cdc, secondo cui chi è risultato positivo al coronavirus ha un’associazione con la presenza nei ristoranti nelle due settimane precedenti

Andare a mangiare fuori o bersi un caffè al bar potrebbe metterci più a rischio di essere infettati dal nuovo coronavirus. È questa l’ipotesi degli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) che hanno scoperto che i pazienti positivi al Sars-Cov-2 riportavano di aver cenato in un ristorante nei 14 giorni precedenti al tampone in percentuale quasi doppia rispetto, invece, a chi è risultato negativo al test. I dati della nuova ricerca, che arrivano quando la maggior parte dei Stati americani sta consentendo alle persone di cenare nuovamente nei luoghi al chiuso, vanno tuttavia presi con molta cautela: il campione di partecipanti, infatti, è davvero piccolo e non è stata fatta distinzione né tra le mascherine utilizzate dai partecipanti né tra il mangiare all’aperto o al chiuso. Serviranno, quindi, studi molto più approfonditi per poter confermare questi nuovi risultati.

Nello studio, i ricercatori hanno coinvolto un totale di 314 partecipanti, di cui 160 persone negative al tampone (gruppo di controllo) e 154 pazienti risultati positivi al coronavirus in 10 Stati tra il primo e il 29 luglio scorso. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare dei sondaggi e rispondere a interviste riguardanti le attività svolte nelle ultime due settimane. Dalle risposte, i ricercatori hanno notato che circa la stessa percentuale di partecipanti in entrambi i gruppi ha riferito di aver sempre indossato la mascherina nei luoghi pubblici (71% dei casi positivi rispetto al 74% dei casi negativi). Dai dati, inoltre, non sono emerse differenze significative tra i due gruppi nel rischio di infettarsi per lo shopping, riunioni di lavoro, visite a casa di amici e parenti, o anche per chi era andato in palestra, dal parrucchiere e in un luogo di culto.

Un’associazione significativa, invece, è emersa tra chi è risultato positivo al nuovo coronavirus e l’aver mangiato in un ristorante nelle due settimane precedenti al tampone. L’associazione è stata spiegata misurando il cosiddetto p-value (in questo caso pari a 0,01), valore che aiuta a capire se la differenza tra il risultato osservato e quello ipotizzato è dovuta alla casualità o se è statisticamente significativa. Questi dati, spiegano i ricercatori, suggeriscono che le persone si infettano nei luoghi in cui devono rimuovere le mascherine, per esempio per mangiare e bere. “La ventilazione e l’intensità del flusso d’aria potrebbero influire sulla trasmissione del virus, anche se le misure di distanziamento sociale e l’uso delle mascherine sono implementate secondo le linee guida attuali”, si legge nello studio. “Le mascherine non possono essere indossate efficacemente mentre si mangia e si beve, mentre lo shopping e numerose altre attività al chiuso non precludono il loro utilizzo”. Come suggeriscono i ricercatori, dovrebbero pertanto essere prese in considerazione strategie per ridurre le possibili esposizioni in luoghi in cui si mangia e beve sul posto per proteggere i clienti, i dipendenti e la comunità.

Dai dati inoltre è emersa anche un’altra associazione significativa: chi è risultato positivo ha avuto maggiori probabilità di essere stato in stretto contatto con un caso di Covid-19 confermato (il 42% rispetto al 14% dei negativi). Nel 51% dei casi, precisano i ricercatori, i contatti stretti erano membri della famiglia. Tuttavia, lo studio presenta alcune importanti limitazioni: oltre alle piccole dimensioni del campione (c’è chi si è rifiutato di rispondere e chi non ha voluto partecipare), i ricercatori non hanno descritto la gravità della malattia dei pazienti positivi, non hanno chiesto ai partecipanti quali mascherine indossavano e se avessero mangiato all’aperto o, invece, al chiuso. Serviranno, concludono i ricercatori, studi più ampi e dettagliati per poter confermare questi risultati.

Fonte: Wired.it

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