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Mascherine: bene quelle in tessuto, malissimo gli scaldacollo

12 Agosto 2020

I ricercatori della Duke University hanno analizzato il grado di protezione di 14 alternative. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista “Science Advcances”.

Le mascherine, e più in generale le protezioni per il volto, sono state al centro dei dibattiti e delle discussioni sin dalle primissime fasi della pandemia di coronavirus. Necessarie, essenziali, inutili. Anche tra gli esperti i pareri sono stati tutt’altro che uniformi, contribuendo ad alimentare una certa confusione. Ora, uno studio cerca di fare chiarezza sulla loro efficacia.

I ricercatori della Duke University di Durham, in Carolina del Nord, hanno messo sotto la lente 14 tipologie di copertura per il volto, dalle protezioni chirurgiche alle sciarpe, passando per diverse varianti di mascherine in tessuto, analizzandone il livello di protezione in base alla loro capacità di contenere la diffusione delle ormai famose goccioline. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista “Science Advcances”.

La “classifica” – Non a sorpresa, le mascherine N95 – utilizzate dal personale medico in prima linea – offrono il grado di protezione più elevato, limitando quasi del tutto la diffusione delle “droplets”. Alle loro spalle si trovano le mascherine chirurgiche e realizzate in propilene, che riducono la trasmissione del 90% circa, seguite da quelle in tessuto, che offrono un range di protezione dal 70% al 90%.

Decisamente più indietro nella graduatoria, e quindi sconsigliate, sono invece le bandane e, soprattutto, scaldacollo e foulard. Se per le prime infatti la diffusione delle goccioline è solamente dimezzata, nel secondo caso la trasmissione risulta perfino superiore a quella che si verifica quando non viene indossata alcuna protezione sul volto. Questo avviene, spiegano i ricercatori, perché «parlare attraverso alcuni tipi di maschere fa si che le goccioline più grandi si disperdano in una moltitudine di gocce ancora più piccole», che restano sospese in aria più a lungo.

Per lo stesso motivo viene sconsigliato l’utilizzo delle mascherine provviste di valvola. Sebbene garantiscano una buona protezione a chi le indossa, il flusso d’aria verso l’esterno può infatti compromettere quella delle persone presenti nello spazio circostante.

Il metodo – Per stilare la propria graduatoria, gli autori dello studio hanno allestito una stanza buia, all’interno della quale ai partecipanti era richiesto di pronunciare alcune parole in direzione di un laser, mentre a un algoritmo informatico è stato delegato il compito di conteggiare le goccioline.

Fonte: Tio.ch

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