Con l’epidemia di COVID-19 ancora in atto in varie parti del pianeta, e che anche alle nostre latitudini non sembra attenuarsi, l’utilizzo delle mascherine è, e sarà ancora per un tempo relativamente lungo, indispensabile, soprattutto in luoghi chiusi e dove non si possa mantenere un distanziamento sociale appropriato.
È chiaro, quindi, che dovremo fare delle scorte ragionate di mascherine. Per evitare di comprarne quantità industriali, sarebbe opportuno ridurne il consumo. Sterilizzare le mascherine, consentendone il riutilizzo, può farci risparmiare qualche soldo, e comunque, se utilizziamo uno sterilizzatore UV, ci consente di utilizzare la stessa apparecchiatura anche per sanificare altri oggetti.
È però opportuno però fare dei distinguo, a seconda delle mascherine utilizzate.
Le mascherine fatte in tessuto (cotone o TNT, il più delle volte) si possono lavare in lavatrice usando semplice acqua calda (avendo l’accortezza di usare un programma di almeno 60 gradi). Prima di riutilizzarle è indispensabile farle asciugare bene stendendole possibilmente al sole e, ad asciugatura avvenuta, non stirarle.
Le mascherine di questo tipo si possono riutilizzare più volte (i produttori di solito suggeriscono fino a 10), purché non siano danneggiate, strappate o infeltrite.
Se vengono usate per brevi periodi (per esempio, andare a fare la spesa) si possono anche lavare dopo 3-4 utilizzi. Diversamente, se le si indossano al lavoro per 8 o più ore, è opportuno disinfettarle ogni sera.
In linea di massima le mascherine di tipo chirurgico dovrebbero essere monouso. Esistono però dei metodi per estenderne la vita per altri due utilizzi, a patto che ovviamente siano del tutto integre, o non siano state indossate per troppe ore consecutive (quattro sarebbe il limite prudenziale):
Anche per queste mascherine (che generalmente dovrebbero essere usate dagli operatori sanitari e di soccorso) la riutilizzabilità sta nel disinfettarle in modo che possano conservare la capacità filtrante e aderire bene al volto.
Oltre ai metodi illustrati nel precedente paragrafo ce n’è un altro, quello che prevede l’utilizzo dei raggi ultravioletti.
La luce ultravioletta è, per farla semplice, un tipo di radiazione elettromagnetica con una lunghezza d’onda inferiore alla luce che l’occhio umano riesce a percepire, e quindi non è visibile per la maggior parte degli esseri umani. Anche se non possiamo vedere I raggi UV, di certo ne sentiamo i loro effetti. La luce ultravioletta generata dal sole, ad esempio, è quella che ci fa abbronzare (ma è anche in grado di provocare tumori alla pelle).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i raggi ultravioletti ricadono in tre categorie:
La luce ultravioletta può disinfettare gli oggetti perché è in grado di penetrare nelle cellule degli agenti patogeni e danneggiarne il DNA o l’RNA contenente il codice genetico. Inoltre, esistono delle prove che i raggi UV possano danneggiare gli aminoacidi e le proteine che proteggono il virus oppure che gli permettono di attaccarsi ed infettare una cellula ospite.
L’impiego dei raggi UV per la disinfezione risale a più di un secolo fa. Oggi esistono dei dispositivi di tutte le forme e dimensioni.
Una ricerca effettuata dal National Institutes for Health ha messo a confronto quattro metodi per decontaminare le mascherine N95/FFP2:
Tutti e quattro i metodi hanno eliminato, in tempi variabili, il virus SARS-CoV-2 (alias COVID-19) dai campioni di tessuto presi in esame.
I ricercatori hanno scoperto che le maschere decontaminate con lo spray avevano perso la loro efficacia, e quindi ne sconsigliavano l’utilizzo. Dove si è usato il vapore a 70 gradi, le maschere si sono potute riutilizzare altre due volte. Quelle decontaminate con i raggi UV-C e col VHP, invece, si sono potute usare fino a tre volte. Da tenere presente però che le mascherine sono state sottoposte ai raggi UV-C per un’ora e che sono state appiattite e girate durante la procedura (dato che i raggi UV-C agiscono sulle superfici piane).
Sul mercato esiste una offerta abbastanza ampia. La scelta migliore potrebbe ricadere sugli sterilizzatori a forma di box chiuso che abbiano dimensioni tali da racchiudere una mascherina stesa. Questi sterilizzatori sono validissimi anche per sanificare qualsiasi piccolo oggetto come chiavi, smartphone, biberon, giocattoli e tutti gli altri oggetti di uso quotidiano.
Ecco qualche suggerimento di sterilizzatori UV reperibili in rete.