«È tutto vero», titolerebbe un popolare quotidiano sportivo d’oltre confine. «Campioni del mondo», avrebbe ripetuto un noto telecronista al triplice fischio finale. Qui, però, non si tratta di calcio. Il tema è ben più importante e delicato: la sicurezza sanitaria, sociale ed economica di un Paese in relazione alla pandemia da COVID-19. E sì, è tutto vero: sul tetto del mondo ci siamo proprio noi. Nello studio pubblicato ad inizio giugno da Deep Knowledge Group, un consorzio internazionale di organizzazioni commerciali e non-profit specializzato nell’analisi di dati scientifici ed economici, la Svizzera si piazza al primo posto con 752 punti, 3 in più della Germania e 4 in più di Israele. Al quarto rango troviamo Singapore, al quinto il Giappone. Tra i Paesi a noi vicini, l’Austria è sesta, l’Italia 53.a, la Francia 60.a. Potenze come Stati Uniti e Gran Bretagna occupano rispettivamente la 58.a e la 68.a piazza. La Cina è settima.
Il dossier ha preso in considerazione 200 regioni, nazioni e territori, analizzando 11.400 dati attraverso 130 parametri quantitativi e qualitativi, suddivisi in 6 categorie principali: 1) efficacia della quarantena, 2) efficienza del governo nella gestione dei rischi, 3) monitoraggio e individuazione dei casi, 4) risposta sanitaria, 5) resilienza regionale, 6) preparazione all’emergenza. I numeri parlano chiaro: fin qui ce la siamo cavata molto bene. «L’attuale primo posto della Svizzera – si legge nello studio – è dovuto in larga parte al continuo calo degli indici di contagio e mortalità, ma anche a fattori chiave che mettono l’economia post-pandemica del Paese in una posizione migliore».
«Sin dalle fasi iniziali, Svizzera e Germania si sono trovate vicine all’epicentro europeo della pandemia», sottolinea il comunicato stampa che accompagna il fitto rapporto di 250 pagine. «Entrambi i Paesi hanno superato degli stress-test molto critici, applicando con successo rapide ed efficaci misure di confinamento, monitoraggio e individuazione dei contagi, accoglienza e cura dei pazienti, congelamento e sostegno dell’economia, evitando il sovraccarico del sistema sanitario». Il recente e graduale abbandono dei lockdown e le ripartenze delle attività economiche e sociali, aggiungono i ricercatori, «sono una prova tangibile del successo».
Che cosa ci ha portati al primo posto, considerando che una precedente valutazione, fatta in aprile, ci vedeva solo undicesimi? Il dossier evidenzia i punti di forza, ma anche le debolezze della risposta elvetica al coronavirus. Iniziamo dai pregi. «La Svizzera – sottolinea il Deep Knowledge Group – garantisce l’accesso a servizi sanitari di alto livello all’intera comunità e ha ampie capacità di mobilitare nuove risorse sanitarie (ad esempio interi ospedali specializzati)». Il Consiglio federale, inoltre, «ha mostrato capacità ottimali nella gestione del rischio, adottando rapidamente delle misure finanziarie per mitigare gli effetti della COVID-19 sull’economia nazionale e per permettere anche alle piccole e medie imprese di resistere all’impatto». La stessa economia elvetica ha fin qui dato prova «di un elevato livello di resilienza alle minacce dettate dalla pandemia».
Ci sono, come detto, anche dei punti deboli. Tanto per cominciare, «la natura decentralizzata del sistema sanitario svizzero rende difficile la raccolta dei dati». L’elevato numero di malattie croniche, inoltre, ha «aumentato i rischi legati al coronavirus». Anche l’investimento del governo nella prevenzione della salute è giudicato basso: «La Svizzera dovrebbe considerare di puntare maggiormente sulla medicina preventiva negli ospedali pubblici e nelle cliniche». Pure la prossimità geografica con l’Italia e la Francia «ha aumentato i rischi di infezione».
La crisi, stando allo studio, sta portando alla luce anche delle opportunità. Nel caso della Svizzera, ad esempio, si accenna allo sviluppo della digitalizzazione nell’assistenza sanitaria, ma anche all’importanza di creare dei ponti tra strutture pubbliche e private a livello di risorse tecnologiche. Nel nostro Paese esisterebbero inoltre i presupposti per approfondire gradualmente delle politiche che possano rilanciare l’economia stimolando il consumo digitale di beni e servizi.
Lungi dall’essere finita, l’emergenza globale richiede attenzioni costanti. Lo studio sottolinea alcune minacce con cui la Svizzera dovrà continuare a fare i conti. «Il processo di riaperture richiede un robusto piano di sorveglianza epidemiologica: la Svizzera ha proceduto con cautela ed attenzione, ma deve rimanere estremamente vigile ed adattabile per rispondere ad eventuali cambiamenti ed evitare una ripresa dei contagi». Altri fattori di rischio sono «il marcato invecchiamento della popolazione» e «la dipendenza economica dalle esportazioni».
Fonte: Corriere del Ticino