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«Quota zero, ma non è finita»

12 Maggio 2020

Oggi in Ticino è stato il primo giorno dal 25 febbraio senza contagi o decessi – Il tracciamento ora diventa importante – Christian Garzoni: «È certamente una bella notizia, ora dobbiamo mantenere le buone abitudini igieniche e di distanziamento sociale»

Zero contagi, zero decessi, significa che abbiamo raggiunto la quota «zero virus»? «Assolutamente no. È estremamente positivo aver raggiunto la quota che tutti interpretiamo come il livello del mare, auspichiamo di non trovarci di nuovo confrontati con onde molto alte, ma dobbiamo essere coscienti che di onde ne avremo verosimilmente ancora. Non illudiamoci e non smettiamo ora con le buone abitudini igieniche e di distanza sociale. Quota zero ci può indurre a pensare di avere estinto l’epidemia, in realtà è artificialmente sotto controllo». Sono parole del dottor Christian Garzoni, esperto di malattie infettive alla Clinica Luganese. Questa mattina dallo Stato maggiore di condotta è stata trasmessa la buona notizia, di quelle che non avevamo più sentito dal 25 febbraio, il giorno del primo contagio in Ticino, mentre zero decessi si erano registrati già lunedì 11 maggio, con il primo morto causa COVID-19 che risale al 10 marzo. Uno stop che ci ha mostrato cifre stabili ma sempre importante: 3.268 contagi e 340 decessi. Per Garzoni il risultato raggiunto «deriva da più fattori. Da una parte non possiamo negare che le misure di lockdown sono state molto efficaci nel bloccare l’epidemia, ma sottolineo la disciplina di quelle settimane dei nostri cittadini. Senza questo comportamento virtuoso non ci troveremmo dove siamo oggi. La curva, da esponenziale, ha preso una piega di decadimento fino a quello più basso che si può raggiungere. È un numero psicologicamente positivo, ma non mi spingerei molto più in là, soprattutto nel valutare le fluttuazioni quotidiane. Fa bene a tutti vedere quella cifra, ma non è finita». Dall’esperto giunge un caldo invito a mantenere i piedi per terra, a restare rigorosamente prudenti «anche perché nessuno di noi sa dire se resterà tale anche nei prossimi giorni o se ci dovremo abituare a una più o meno lieve crescita. Dobbiamo considerare che il lockdown è finito, l’economia e la società è giustamente ripartita, ma adottando delle misure preventive che dovrebbero aiutare, essenziale sarà però il comportamento coscienzioso del singolo cittadino. Il mio messaggio rimane sempre lo stesso, non molliamo, non è finita ma guardiamo avanti con sguardo positivo».

La COVID-19 ha preso il largo anche diffondendosi grazie alle persone asintomatiche «e questo lo abbiamo scoperto nella prima fase e faremmo bene a non dimenticarlo ora. Eradicare il virus dal territorio è altamente improbabile da un giorno all’altro. Anzi, per dire che non c’è più occorrerebbero svariate settimane, anzi meglio ancora mesi, a zero casi. Non è ancora il momento di cantare vittoria».

Il «contact tracing»

In Ticino è ripreso quello che Garzoni definisce «un contact tracing aggressivo, ogni caso viene contattato dal medico cantonale o da un suo collaboratore per definire i contatti avuti, anche nei giorni precedenti. Nei confronti delle persone scatta la quarantena di dieci giorni al domicilio, allo scopo di contenere la diffusione del virus. È quanto avevamo fatto nella prima fase, quando il coronavirus aveva iniziato a prendere piede in Ticino».

La curva e gli scenari

Alla luce della ripartenza delle attività c’è da chiedersi quando le autorità sanitarie potranno dirci «pericolo scampato», quantomeno prevedere che non avremo più picchi. «Anche in questo caso – aggiunge Garzoni – preferisco non dare false illusioni. Diciamo che sul tipo di curva delle prossime settimane abbiamo molti punti di domanda, nessun esperto è in grado di prevedere nel dettaglio. In Ticino abbiamo messo in piedi un sistema di monitoraggio molto dettagliato con valutazioni quotidiane, per analizzare cosa avviene». Gli scenari sono tre: «Il primo (improbabile) ci dice che l’interazione maggiore non porterà ad un aumento. Il secondo ci presenta un lento aumento dei casi. Ed è più probabile per il fatto che il virus rimane, ma i cittadini sono molto attenti nei loro comportamenti, cosa che non avveniva all’inizio. Il terzo, con una nuova curva esponenziale lo reputo di difficile realizzazione. È ovviamente il peggiore e richiederebbe nuove misure draconiane che nessuno vuole rivivere».

Fonte: Corriere del Ticino

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