Ventiseimila allievi delle comunali e dodicimila delle cantonali dell’obbligo. In totale trentottomila ragazzi. Oggi le scuole sono chiuse ma per alcuni, circa l’1 per cento, occorre un servizio di “accudimento”. I loro genitori lavorano. Dalla prossima settimana, quando alcune attività, oltre a quelle aziende che già da giorni hanno ripreso il lavoro, riapriranno completamente, le necessità di “accudimento” cresceranno. E aumenteranno ancora di più dall’11 maggio, seconda tappa delle riaperture. Da qui, o anche da qui la necessità di riaprire gradualmente le scuole. A iniziare appunto da quelle dell’obbligo. Ma non solo, in un incontro con i partiti lo scorso venerdì, il capo del Dipartimento dell’educazione, Manuele Bertoli, ha sottolineato l’importanza non solo di contenere il tasso di “accudimento” ma anche di tornare ad un sistema didattico tradizionale. Quello a distanza certamente non può soddisfare ogni e qualsiasi esigenza.
Va da sé che anche per le scuole, come per altri settori, occorrerà in questi giorni trovare alcune misure di sicurezza. Da questi giorni la Rsi dovrebbe inoltre proporre nel corso della mattinata alcune trasmissioni destinate appunto alla didattica. Si tratta di un accordo con il Dipartimento educazione.
Ma le scuole quando termineranno? Non sarebbe possibile ad esempio un prolungamento di due settimane oltre la canonica data di chiusura? Bertoli ha spiegato nell’incontro di venerdì scorso che il tema dei “recuperi” dovrebbe essere analizzato e considerato in un ambito per così dire pluriennale, “corsi di studio”. La ripresa delle lezioni in autunno certamente non sarà come lo si pensava solo due mesi fa.
In discussione anche gli “aiuti allo studio”. Bellinzona per ora è intenzionata a far capo a ciò che definisce “strumenti legali ordinari”. Quindi il “prestito per lo studio” e il “condono del prestito”.
Fonte: Il Caffè